Teatro

La dolce vita a Montevideo

La dolce vita a Montevideo

È un’operazione tutta italiana quella che si è svolta al MNAV – Museo Nacional de Artes Visuales di Montevideo… Reduce infatti da vari successi in tutto il mondo, arriva anche in Uruguay la mostra La Dolce Vita, il cui intento, ben riuscito, è di celebrare le eccellenze del design italiano.
La mostra espone invero solo una parte dell’immensa collezione della Fondazione Sartirana Arte, istituzione del pavese nata come Centro Studi della Lomellina nel 1980 e che, dal 1993 è diventata fondazione allargando il proprio campo di interesse non solo alla pittura, alla scultura e alla grafica, ma soprattutto alle arti decorative e applicate, focalizzando l’attenzione verso quel proficuo periodo, la seconda metà del Novecento, che ha generato un gran fermento e il conseguente affermarsi in tutto il mondo del design italiano.
Con una carrellata di nomi altisonanti di designers e imprese che hanno contribuito a rendere inossidabile e popolare il brand made in Italy, la mostra, curata da Giorgio Forni, Presidente della Fondazione Sartirana Arte, si presenta divisa principalmente in tre sezioni: i mobili, le lampade e la moda.
Un pot-pourri di sedie, tavoli, divani, lampade, abiti, ma anche fotografie (Gabriele Basilico), lightbox (Marco Lodola) e vari complementi d’arredo, rappresentano quelle grandi e lungimiranti aziende tra le quali Kartell, Flos, Poltrona Frau, Artemide, attive all’epoca come oggi.
Una grande unica sala, quasi una ultra contemporanea wunderkammer, raccoglie oltre agli oggetti, i tanti grandi nomi protagonisti del design italiano tra i quali è d’uopo citare Giò Ponti, Piero Lissoni, Ettore Sottsass, Marcello Pirro, Gianni Versace, Vico Magistretti, Antonio Citterio, Achille e Pier Giacomo Castiglioni.


Un’operazione vincente il voler mostrare il passato per contribuire a lanciare il presente, soprattutto in un momento così delicato dell’economia del nostro Paese, il cui merito, oltre che alla Fondazione, va alla nostra Ambasciata in Uruguay con il nuovo ambasciatore Vincenzo Palladino e all’Istituto Italiano di Cultura con il suo direttore Michele Gialdroni. Ed è proprio quest’ultimo che abbiamo incontrato per discutere, non solo delle tematiche legate all’esposizione, ma soprattutto della figura e dei rapporti del nostro Belpaese con questa piccola nazione, che tanto ha catturato in quest’ultimo anno l’attenzione dei media e dove, non forse tutti sanno, la più alta percentuale della popolazione ha origini italiane.
«La tradizione italiana, tanto forte in Uruguay – afferma Gialdroni – costituisce per noi solo un punto di partenza e non di arrivo. Con il nostro programma, che si declina in varie discipline tra le quali l’arte, la letteratura, la musica, il teatro, il cinema, la gastronomia, abbiamo come principale obiettivo quello di rivolgerci proprio al pubblico uruguaiano, oltre che agli italiani residenti, mettendo sempre in connessione l’intellighenzia autoctona con le nostre realtà che qui invitiamo».
Una visione di ampio respiro, dinamica, innovativa e contemporanea che in quest’ultimo anno ha visto e vedrà presenti nel paese personaggi di varie arti e discipline, dagli scrittori Stefano Benni e Valerio Magrelli al cantautore Lorenzo Jovanotti, dalla compagnia di danza contemporanea ImPerfects Dancers al fondatore di Slow Food Carlo Petrini, di cui proprio in questi giorni molto si è parlato sulla stampa italiana, riguardo alla sua conferenza tenuta a Montevideo lo scorso 8 aprile.
Moltissime iniziative quindi per contribuire a tenere ben teso quel filo diretto che unisce due paesi così distanti geograficamente e così inaspettatamente vicini per cultura e tradizioni.